La Biblioteca Marciana, Venezia: i pavimenti.

Foto della biblioteca marciana da Palazzo Ducale

La libreria o biblioteca Marciana

La libreria secondo molti è frutto del movimento di Renovatio Urbis avviato dal doge Andrea Gritti che avrebbe aperto al modo di costruire "alla romana" e "svecchiata" la città rispetto al tradizionale stile gotico veneziano.

Questo moderno modo di costruire entusiasmò il Palladio, il Vasari e molti altri contemporanei.

Ma non tutti condividono questa ammirazione. Qualche centinaio di anni dopo, mettendo a confronto i diversi stili alcuni "romantici" lo trovavano assolutamente peggiore, come il critico d'arte inglese John Ruskin che nel bellissimo "Le pietre di Venezia" elogia il gotico e disprezza il classico.

L'architetto della Libreria

L'architetto a cui dobbiamo gli edifici rinascimentali "alla romana" e, primo fra tutti, la libreria marciana, è Jacopo Sansovino arrivato a Venezia nel 1527.
Ho dedicato alle opere del Sansovino ed alla sua biografia un articolo che trovi qui:

Jacopo Sansovino

Di lui Palladio scrive, nei sui "4 libri": 

in Venetia, ove tutte le buoni arti fioriscono, e che sola n'è come esempio rimasta della grandezza e magnificenza de' Romani, si comincia a veder fabriche c'hanno del buono, dipoi che Messer Giacomo Sansovino scultore e architetto di nome celere, cominciò primo a far conoscere la bella maniera come si vede (...) nella Procuratia nova la quale è il più ricco e ornato edificio che forse sia stato fatto da gli antichi in qua.

L'architetto vicentino la chiama "procuratia nuova" che era il nome originario, scopriremo poi che il nome è successivamente cambiato e capiremo per quale motivo.  

La libreria marciana ed il periodo storico

La libreria prende forma dopo che Venezia ha affrontato il durissimo periodo delle guerre contro pressoché tutti gli stati europei riuniti nella "Lega di Cambrai", dopo essere stata sconfitta ad Agnadello e insidiata dalla Lega fino a Mestre rischiando di perdere la sua indipendenza. Le successive battaglie hanno visto la Serenissima riconquistare quasi tutti i territori perduti ma certamente, Venezia aveva vissuto la crisi politica più grave della sua storia. Questa esperienza aveva causato una crisi di identità dello Stato. 

Probabilmente è stata questa crisi di identità a favorire il movimento della renovatio urbis secondo modelli costruttivi diversi da quelli originali e tipici veneziani.

In ogni caso questa trasfusione di romanità ha dato origine all'edificio che fronteggia, ancora oggi, il Palazzo del Doge. 

La libreria non fu, comunque, il primo esempio di edificio rinascimentale classico veneziano. Il portale dell'Arsenale è datato 1460, cosa che lo qualificherebbe come l'esempio più precoce di "ritorno allo stile classico" dell'architettura Veneziana.

Che la situazione non fosse chiara lo testimonia il fatto che alcuni edifici, successivi al portale dell'arsenale, vennero comunque costruiti in stile gotico, senza, insomma, considerare la nuova "moda" del ritorno all'antico.

Chi commissionò la libreria? e perché "libreria"?

La costruzione della libreria ebbe inizio dal 1537, 10 anni dopo l'arrivo del Sansovino a Venezia. Ma non fu commissionata dal Doge, né gli era destinata. 
A commissionarla furono i procuratori di San Marco ed aveva ragione, quindi, il Palladio a chiamarla Procuratia Nuova, perché la libreria nasce come "nuovo palazzo per i procuratori". 

biblioteca marciana a Venezia
Anche in questa stampa, una incisione di Giacomo Franco - datata 1600 la Biblioteca Marciana viene definita "la Procuratia sopra la Piazza dirimpetto al Palagio del Serenissimo".
(British Museum, Londra). 

La raccolta di libri del Cardinal Bessarione

Viene deciso di ospitare nel nuovo palazzo la raccolta di libri sulla civiltà greca e bizantina del Cardinal Bessarione, patriarca di Costantinopoli, dopo la conquista di Maometto II.
Il Cardinale, già metropolite di Nicea, quindi convertitosi alla fede romana, nel 1468 decise di lasciare in eredità alla repubblica di San Marco, la sua ricca raccolta di codici greci e latini per salvarli dalla furia dei conquistatori ottomani. 

Inizialmente si pensava di collocarli presso la biblioteca benedettina di San Giorgio Maggiore, ma fortunatamente cambiò idea (anche se i manoscritti attesero quasi un secolo per avere questa degna sistemazione). La libreria di San Giorgio fu infatti devastata al tempo di Napoleone e poco sarebbe rimasto di questa straordinaria raccolta. 

La collezione che il Cardinale aveva protetto fino a che fu possibile era composta da 548 libri greci, 337 latini e 27 incunabola. Fra i libri figurano anche due manoscritti dell'Iliade del IX secolo e del X secolo. 

La scelta di destinare i libri a Venezia, da parte del Cardinale, fu dettata da una consapevole identificazione della città come una "seconda Bisanzio" (quasi alterum Byzantium) nel momento in cui la capitale dell'impero d'Oriente era caduta in mano ai turchi.

 

La "Biblioteca Nazionale Marciana": un abile mossa

La raccolta occupa, però, solo una minima porzione dell'enorme palazzo. Questo parziale sfruttamento come libreria fu sufficiente per poter rinominare l'intero edificio "la libreria" e questa fu un'abile mossa dei procuratori. In questo modo, infatti, riuscirono a dare un connotato "pubblico" all'edificio e a far accettare - dalla cittadinanza - tanta magnificenza proprio di fronte a Palazzo Ducale.

Insomma il termine Libreria fu adottato per mascherare il vero scopo dell'edificio che non nasce come biblioteca bensì come Palazzo dei Procuratori di San Marco.

Crollo della volta della Biblioteca 

Il 18 Dicembre del 1545 la volta della Libreria ancora in costruzione crollò distruggendo anche alcune arcate del portico. L'architetto venne immediatamente multato (1.000 ducati) ed imprigionato, anche se, grazie alla pressione di Tiziano e dell'Aretino fu presto scarcerato. 
Sansovino attribuì la colpa del crollo alla temperatura glaciale e alle detonazioni dei cannoni su una nave, ma il governo veneziano accettò di farlo uscire solo perché si impegnò a ricostruire a proprie spese il tetto, ma stavolta in legno. 
Quando gli venne chiesto, durante l'interrogatorio, perché avesse scelto di costruire il soffitto in mattoni, egli risposte: "l'ho voluto far in volto pere essere cosa (...) più sicura da foco".

 

 

 

 

I pavimenti della biblioteca Marciana

I bellissimi pavimenti della Biblioteca Marciana sono tetralitici ed originariamente erano in opera nella Scuola della Misericordia.

Con l'arrivo di Napoleone e l'abolizione delle Scuole, lo splendido pavimento in marmo fu rimosso e rimesso in opera qui.

 

Biblioteca Marciana



Questa cosa, che sembra incredibile, è invece accaduta per diversi stabili di Venezia e stava per accadere anche per il pavimento-capolavoro della Scuola di San Giovanni Evangelista che stava per essere smontato dagli austriaci per essere portato a Vienna.

Fortunatamente la cosa non ebbe seguito. Ma diversi sono i pavimenti scomparsi per sempre da Venezia. 

In questo pavimento abbiamo l'associazione tra il Giallo Mori, con il Bianco Carrara, con l'Ardesia ligure ed il Verde alpi. 
Il pavimento sembra quasi tridimensionale grazie alla prospettiva inventata dall'ideatore di questo pavimento. 

Biblioteca Marciana, i pavimenti

Decorazione del soffitto della Biblioteca

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