Chiesa di San Francesco della Vigna

Chiesa di San Francesco della Vigna, facciata di Andrea Palladio

La chiesa ed il convento di San Francesco della Vigna

Marco Ziani, patrizio veneto, nel suo testamento del 26 Giugno 1253 lasciò ai Frati Minori la sua vigna con le case e la chiesetta situate nel territorio di S. Giustina.

Fino alla metà del '300, Chiesa e convento erano dedicati a S. Marco; poi assunsero il titolo di S. Francesco. Risale a tale epoca la Chiesa gotica delineata dal de' Barberi nella sua pianta di Venezia.

Demolita nella prima metà del 500, la Chiesa venne ricostruita con vera magnificenza. Molte famiglie patrizie la scelsero come sepoltura e la arricchirono di capolavori d'arte e vi costruirono artistici altari.

Al primitivo conventino, consistente in un semplice chiostro accanto alla chiesa, si unì il grandioso convento quattrocentesco formato da tre grandi chiostri: uno maggiore con archi e colonne tutt'intorno, di cui un lato prospettava sulla laguna; e due minori in testa ad esso, dalla parte della Chiesa. Durante la soppressione del 1810 il convento divenne caserma della marina e poi, sotto l'Austria, caserma d'artiglieria.

Molti locali vecchi e cadenti, inservibili agli usi di casermaggio, furono demoliti. Furono inoltre murate le colonne a tramontana del grande chiostro.

Il convento venne ricomperato nel 1881.
Negli anni 1953 - 1956 furono fatti radicali lavori di restauro: demolita la loggia esterna, scoperte tutte le colonne murate nei due lati del grande chiostro, rinnovate tutte le pareti corrose dalla salsedine, infrescate tutte le travature annerite dal tempo e demolite altre sovracostruzioni minori.

Nel 1955 all'estremità ovest venne costruita un nuova ala ad uso portineria e Curia Provinciale (trasferita nel 2004 nel convento di Marghera). Dal 1989 il convento di S. Francesco della Vigna è sede dell'Istituto di Studi Ecumenici, sorto a Verona, S. Bernardino, nel 1981

Facciata, dettagli

Chiostro del pozzo

Chiostro del giardino

Opera: Maria Madre di Gesù in un giardino

La Pala Bellini a San Francesco della Vigna

La Vergine col Bambino tra i santi Giovanni Battista, Francesco, Girolamo, Sebastiano e un donatore (1507)

Olio su tavola trasportato su tela, 97x141 cm

Chiesa di San Francesco della Vigna, Venezia

L'opera venne richiesta al pittore da Giacomo Dolfin per la cappella che egli aveva nella vecchia chiesa. L'immagine del committente inginocchiato sulla sinistra venne completamente ridipinta in epoca tardo cinquecentesca forse in coincidenza con il cambio di ubicazione del dipinto ricollocato nella nuova chiesa sull'altare della cappella dove aveva sede la Confraternita della Concezione. Il nuovo ritratto poteva quindi raffigurare un membro eminente di tale confraternita, il quale reca per altro gli attributi iconografici di San Giacomo costituiti dalla conchiglia e dal bastone del pellegrino, probabile riferimento al nome dell'effigiato, lo stesso dell'originario committente. Le figure della Vergine col Bambino riprendono ad evidenza quelle della Pala Barbarigo, ma a differenza di altri dipinti di analogo formato già realizzati da Bellini, si collocano leggermente più in alto dei santi che li affiancano. Alle loro spalle si distende un bel paesaggio che forse ha subito le conseguenze di una parziale decurtazione dell'opera nella parte alta. È opinione condivisa dalla critica che nella stesura del dipinto il maestro si sia avvalso della collaborazione della bottega, forse per l'esecuzione di qualcuno dei santi

Il Cristo "parlante"

Il crocifisso nella Chiesa di San Francesco della Vigna

Nella Chiesa di San Francesco della Vigna si può ammirare un Cristo Parlante considerato anche miracoloso. È una scultura lignea di notevoli dimensioni, di finissima fattura, una vera opera d’arte che gli studiosi datano a cavallo del 1300/1400.

È stato riscoperto da poco in quanto è stato per lungo tempo lasciato nei depositi del convento ma si ha notizia che nel basso medioevo era esposto nella parte riservata alla clausura maschile ed era oggetto di venerazione anche da parte delle donne devote che, sfidando la scomunica, si introducevano per pregare al suo cospetto.

Era ridotto in cattivissime condizione preda di muffe e tarli. La Save Venice, per fortuna, ha disposto per il suo restauro.

Ma come mai è chiamato Cristo parlante?
Perché la testa della scultura è stata scavata all’interno nel cui vano risultante era sistemato un meccanismo che, attraverso una cordicella, veniva azionata la lingua che emetteva un gemito con emissione di fumo indicante il momento del trapasso di Cristo. Una parte del meccanismo è stato, durante il restauro, rinvenuto all’interno della testa. Per Venezia questo tipo di sculture rappresenta una rarità, mentre per in centro Italia queste opere erano frequenti e venivano usate durante le celebrazioni pasquali.

A parte le credenze popolari il Cristo, alto circa un metro e novanta, è una magnifica opera d’arte.