Ca' d'Oro nasce dall'amore, dal talento e dall'energia di due persone straordinarie: Marino Contarini, all'inizio del 1400 e del barone Giorgio Franchetti, 5 secoli dopo. Il primo la costruì, il secondo dedicò quasi tutta la vita a recuperarne i pezzi divelti e venduti per ridarle vita e poi donarla alla città.
Ca' d oro
Ca' d'oro è una delle dimore più famose del Canal Grande, uno degli edifici più grandiosi dell'età del gotico veneziano che in questo edificio tocca i più alti livelli di perfezione riproducendo, in piccolo, i fasti di Palazzo Ducale e sfidandone la bellezza.
Marino Contarini e la Ca' d'oro
Siamo all'inizio del 1400. Venezia è la regina dei mari e Marino Contarini, della nobile famiglia dei Contarini, sposa una ragazza dal nome veneziano antico: Soradamor.
Il matrimonio viene celebrato nel 1406 e pochi anni dopo nel 1412 i due sposi acquistano una casa a Santa Sofia, quella che diventerà Ca' d'Oro.
Nel 1421 un pagamento per una fornitura di marmi documenta il fatto che Marino il cantiere del Palazzo fosse ben avviato.
Marino era già vedovo: la sua giovane sposa Soradamor era morta da 5 anni.
Dopo aver pagato i marmi, Marino, cerca i due più bravi scultori dell'epoca e li assolda.
Si tratta di:
► Matteo Raverti scultore ed architetto che aveva lavorato al Duomo di Milano e a Palazzo Ducale. Il Raverti, con 6 assistenti, dovrà coordinare i lavori oltre ad occuparsi di scolpire le due grandi logge traforate nella facciata, la magnifica scala ed il portale sulla calle.
► Giovanni Bon, la cui bottega è famosissima a Venezia in quel periodo che dovrà occuparsi di molti altri particolari, ad esempio la merlatura del tetto.
Alle mani sapienti del padre si uniranno, in seguito, quelle del figlio di Giovanni, Bartolomeo Bon, che si occupò, ad esempio, di realizzare la vera da pozzo del cortile di marmo broccatello veronese rosso chiazzato.
Ma il Contarini chiama anche Niccolò Romanello a scolpire i capitelli delle colonne della loggia che affaccia sul cortile interno e poi Giovanni e Antonio Frison e Giacomo Passerotto che aiutano a scolpire altri elementi della facciata sul Canal Grande.
E poi altri, Gasaparino Rosso e Giacomo da Como... insomma un esercito di scultori che daranno vita al più bel Palazzo in stile Gotico fiorito di Venezia: Ca' d'oro.
Ca' d'Oro: la più bella di Venezia
L'assoluta singolarità di Ca d'oro sta nel fatto che Marino Contarini ingaggia, privatamente (infrangendo una consolidata consuetudine veneziana) un confronto con il cantiere pubblico di Palazzo Ducale, introducendo delle innovazioni ed avviando delle sperimentazioni che nel pubblico sarebbero state inconcepibili.
L'ambizioso Procuratore sviluppa, pubblicamente, una critica al conformismo vigente e vuole forse denunciare una esigenza di innovazione (non solo architettonica) di rinnovamento, di modernità.
Il cantiere di Ca' d'oro diventa un crogiolo di innovazioni, di contaminazioni tra lo stile lombardo del Raverti ed i cromatismi del Bon.
Ed è in questo clima fervido che nascono le decorazioni più belle che si siano mai viste a Venezia. E che ancora oggi si specchiano, vanitose, sul Canal Grande.
La facciata di Ca' d'oro
Ma perché si chiama Ca' d'oro? Sembra che a dare questo nome all'edificio furono i Veneziani che, come sappiamo, danno nomignoli e soprannomi ad ogni cosa, pure alle chiese.
Oggi vediamo la Ca' d'oro bianca, priva di colori, e nonostante ciò ci sembra incredibilmente ricca. Ma a farle meritare il soprannome fu un pittore francese, Giovanni Charlier, che elaborò una sontuosa decorazione pittorica per la facciata.
Se per i merli di pietra d'Istria scolpiti da Bartolomeo Bon si limitò ad un trattamento a base di olio, il resto della facciata venne decorato con colori preziosi.
Venne utilizzato il nero per creare dei giochi di profondità, cinabro sui dentelli e sulle decorazioni esterne e poi... oro.
Oro sulle palle di pietra che completano le foglie dei merli, oro alle rose del fregio sottostante, oro nei fogliami dei capitelli angolari, oro nei fiori che sovrastano gli archi.
E poi tanto azzurro. Azzurro oltremare che rendeva ancora più prezioso l'oro delle sculture.
D'oro saranno anche i leoni scolpiti dai Bon sui capitelli e sulle balaustre.
Il cantiere di Ca' D'oro dura 20 anni durante i quali Marino annota tutto scrupolosamente. Per fortuna.
Le sue annotazioni si riveleranno preziosissime diversi secoli dopo.
La scala di Ca' D'Oro
La scala di Ca' D'Oro è l'unica, di quell'epoca, di cui conosciamo il nome dell'autore: si tratta del maestro lombardo Matteo Raverti che ha anche procurato i marmi per la costruzione della stessa.
Fu costruita tra il 1420 ed il 1434.
La fine della dinastia Contarini
Marino si risposa nel 1439 con una Corner, Lucia, vedova anch'essa. Dal matrimonio avrà un secondo figlio maschio, Pietro.
Questo avviene mentre il primo figlio, Leonardo, si sposa con una Morosini, Francesca.
Il tempo di Marino passa, e così quello dei figli. Passano decenni e poi i secoli e generazione dopo generazione Ca' d'Oro arriva ad inizio del 1700.
Il Palazzo amorevolmente costruito da Marino è diviso tra 24 eredi di 5 diverse famiglie. Sono necessari interventi di manutenzione ma, si sa, troppi proprietari sono la rovina per un immobile.
Ca' d'oro soffre, nessuno ci investe energia e denaro.
Verso la fine del secolo, nel 1791, in una perizia, Ca' d'oro viene descritta come "in condizioni deplorevoli:
soglie spezzate, muri spaccati, travi infradiciate, poggioli di pietra disfatti e rovinosi, colonne pencolanti, dalle finestre prive di vetri e di imposte entrano la pioggia ed il vento
Ca' d'oro restaurata da un vandalo
Nel 1846 una storia di passione tra un principe russo, Alessandro Trubetzkoi, ed una ballerina, Maria Taglioni vede la consegna di Ca' d'oro - ormai in stato rovinoso - come pegno d'amore.
Ma questa storia d'amore (che tra l'altro finirà male) sarà la rovina per Ca' d'Oro.
Il principe, infatti, vuole anche ristrutturare il palazzo per la sua bella e brava ballerina ed affida l'incarico a Giovanni Battista Meduna.
Questo architetto, famoso anche per aver malamente restaurato una facciata della Basilica di San Marco, attirandosi l'ira funesta di John Ruskin, dedica le sue pericolose "attenzioni" a Ca' D'oro.
Invece che restaurarla amorevolmente l'architetto abbatte, distrugge, disfa. Quello che il tempo non era riuscito a danneggiare sarà distrutto e gettato dal Meduna.
La splendida vera da pozzo, divelta e svenduta. La scala del cortile, idem. Marmi scolpiti vengono tolti e sostituiti con nuovi marmi più "moderni" e così le colonne, i capitelli... Il palazzo malamente restaurato diventa un condominio con degli appartamenti che saranno messi a reddito e affittati fino al 1894.
John Ruskin e Ca' D'oro
John Ruskin (scrittore, disegnatore e critico d'arte) è affranto da quanto sta accadendo a Ca' D'Oro tanto da scrivere:
Ogni ora distrugge ciò che più apprezzo e devo fare il possibile per salvare qualcosa. Alla Ca' D'Oro, il palazzo più nobile del Canal Grande, i muratori stanno lavorando duramente e della sua cornice, un tempo splendida, rimangono soltanto frammenti."
Al suo ritorno in Italia, Ruskin prende atto dello stato del Palazzo e scrive:
"Un nobile edificio in stile gotico dal fascino molto antico, un tempo superbo per l'effetto generale ed oggi distrutto dai restauri. Ho visto splendide lastre di marmo rosso, che formavano la base dei balconi (...) ridotte a pezzi l'ultima volta che sono stato a Venezia. La meravigliosa scala interna, di sicuro il monumento gotico del genere più interessante di Venezia, era stata portata via, pezzo a pezzo e venduta come marmo di scarto due anni prima. Di quel che rimane, le parti più belle sono, o erano quando le vidi l'ultima volta, i capitelli delle finestre del piano superiore, splendide sculture del quattordicesimo secolo."
Giorgio Franchetti ed il restauro di Ca' D'oro
Ma nel 1894 tutti gli inquilini ricevono una lettera di sfratto.
È arrivato il nuovo proprietario di Ca' D'oro. Colui che dedicherà la vita per riportarla all'antico splendore.
Se fossi buddista direi che nel Barone Franchetti si è reincarnata l'anima di Marino Contarini. È Giorgio Franchetti il nuovo proprietario di Ca' D'oro e sarà lui a dedicarle tutta la sua vita, il suo amore, la passione, l'entusiasmo e tutte le sue energie.
La farà rinascere e quanto vediamo oggi lo dobbiamo a lui.
Giorgio studia gli antichi progetti, rilegge le note di Marino, insegue nel mondo pezzo per pezzo quello che il vandalo Meduna ha smontato e svenduto o gettato via.
Riacquista quello che può, come ad esempio i pezzi della scala smontati e venduti, senza badare a spese, per riportare Ca' d'oro agli antichi fasti.
Il D'Annunzio - che gli era amico e che nutriva profonda ammirazione per il Franchetti - racconta che quando lo andava a trovare lo trovava "intriso di sudore e di polvere di cemento".
Continua dicendo che il Franchetti obbligava tutti i suoi ospiti, lui compreso, ad inginocchiarsi fianco a fianco per incollare i piccoli pezzi di mosaico nel portego di Ca' d'oro.
Aveva anche fatto cucire delle apposite protezioni morbide per le ginocchia...
A questa grande passione del Barone Franchetti dobbiamo anche il fatto che Ca' d'oro sia oggi un museo visitabile e non una abitazione privata.
Prima di togliersi la vita perché non riusciva più a sopportare il dolore di un male incurabile che lo affliggeva, dispose nel suo testamento di donare Ca' d'oro alla città di Venezia.
A patto di farne un museo, visitabile, in cui esporre la sua collezione di pezzi d'arte.
Le sue ceneri riposano nel portego del palazzo, del suo palazzo, sotto ad un frammento di pilastro di porfido.
Grazie Giorgio.